Il rapporto tra cinema e letteratura (Incursioni tra Bianciardi, Cassola e i nostri giorni) sarà al centro dell’incontro, curato da Fabio Canessa, di giovedì 14 novembre alle ore 18, nella sede di via Adda 32, a Grosseto.
E’ noto l’interesse di Bianciardi per il cinema: a Grosseto in via Roma, fonda un cineclub che dal 1950 al 1953 fece vedere pellicole (oggi si chiamerebbero d’essai) sconosciute al grande pubblico, “una cultura diversa e nuova”, disse lo stesso Bianciardi.
“E l’eccezionale, aggiungevamo, è che questo straordinario mezzo espressivo sia anche popolare: lo capiscono tutti, anche gli analfabeti” (Il lavoro culturale).
Ma Bianciardi non era solo un organizzatore, ma anche un conoscitore dei principi teorici del cinema, a partire da quelli formulati dai maestri russi Ejzeinstein e Vertov, come si deduce da alcuni passi del Il lavoro culturale.
Tutto ciò ha influsso su gran parte della sua produzione narrativa; si pensi alle tecniche di montaggio che costantemente utilizza per i suoi scritti, oppure i dialoghi asciutti, molto cinematografici appunto, che possono essere ben tradotti nei film (come fece il regista Carlo Lizzani per il film La vita agra).
Non a caso a Milano, prima dell’impiego in Feltrinelli, Bianciardi trovò lavoro presso la rivista Cinema nuovo diretta dal critico Guido Aristarco.
Oltre alla collaborazione con Lizzani per La vita agra, B. continuerà sempre a scrivere di cinema, articoli giornalistici, soggetti per film, sceneggiature; dal suo racconto Il complesso di Loth venne tratto il film Il merlo maschio di Festa Campanile.