Primo appuntamento con “La pagina e lo schermo: due scritture a confronto” – 30 gennaio 2020, sede FLB, via Adda 32, Grosseto – a cura di Lucia Matergi e Nino Muzzi
Dalla vita agra di Bianciardi, storia di un intellettuale periferico e della sua integrazione mancata in una metropoli in cui il cinismo generale conferma la sua delusione esistenziale, a quella sociopolitica di Lizzani con il film omonimo. Da un romanzo fortemente segnato dall’autobiografismo a una lettura corale, che declina il racconto in chiave collettiva privilegiando l’indagine sugli ambienti e sui gruppi umani, piuttosto che sugli individui.
Luciano Bianciardi sul film: “le cose che ho visto mi paiono belle, molto ben curate da Lizzani, uomo serio e preparato, fotografate a meraviglia da Menczer, un operatore coi fiocchi. Tognazzi è un grosso attore, una bestia che d’istinto capisce cosa va fatto e cosa no”.
Sul ruolo dello scrittore nella produzione di un film: “la sua funzione più legittima è quella del consulente, dell’esperto e questa è la funzione che ho avuto nel film, sia in fase di sceneggiatura che in fase di produzione, perché credo di essere il maggiore esperto nel mondo di vita agra”.
I linguaggi sono diversi: “è più fortunato lo scrittore”, dice lo stesso Luciano (Beato te che scrivi romanzi, ti dicono e in parte hanno ragione), “per fare un film ci vogliono milioni a centinaia e bisogna fare i conti con un branco di gente scorbutica”.
“Che vi debbo dire, so solo che da oggi in poi non riuscirò più a immaginare me, ma Ugo Tognazzi”.
Carlo Lizzani sul film: https://www.youtube.com/watch?v=nCqcB9FOTBo&list=PLIi7OF5-iWKiSw1ZF4A3hCwXbb3a_kFuv
Su Bianciardi e il cinema vedi il libro (a disposizione in Fondazione)