Secondo appuntamento del ciclo di incontri organizzati dalla Fondazione.
Giovedì 13 febbraio alle ore 18, Massimiliano Marcucci analizzerà un tema poco noto, le vicissitudini giudiziarie di Luciano Bianciardi, tra accuse di oscenità, disaccordi editoriali, minatori e calzolai.
Bianciardi ha avuto citazioni per i romanzi La vita agra e La battaglia soda, per i racconti La solita zuppa e Il peripatetico.
Le vicende sono ripercorse prima attraverso un inquadramento generale, poi con l’analisi di alcuni capitoli dedicati a quelle vicende, tratti dalla geniale narrazione di “Aprire il fuoco”, ultimo romanzo dello scrittore grossetano.
“Ogni censura è miope e stupida. (….) il ricorso alla censura è un sintomo di insicurezza da parte dell’autorità che vi ricorre. Non a caso la censura si aggrava e diventa feroce nei momenti critici. Non a caso nelle società più civili si attenua e scompare. Le parole, quando non ledano l’onorabilità dei privati, non dovrebbero fare mai paura, e soltanto una società malata di fobie può inserire nei propri codici i reati di opinione. Le idee, anche le più balorde, si combattono nel confronto con quelle giuste, e non con l’intervento della polizia.” (LB)