Per il centenario della nascita di Don Milani
Nell’articolo “Don Milani al rogo” (in Critica sociale, 5 gennaio 1959) a proposito della censura operata dal Santo Uffizio nei confronti del libro “Esperienze pastorali”, Bianciardi svolge sull’opera un’analisi serrata e severa, che nell’apprezzamento generale non si abbandona all’adesione incondizionata e tiene fermo lo spirito di laicità tipico dell’approccio bianciardiano.
Da questa posizione, Bianciardi, da autore sempre attento al valore della scrittura, fa alcune osservazioni interessanti: nota, per esempio; che don Milani rifiuta “il linguaggio dei tempi nostri, falsamente «tecnico», astratto, americaneggiante” per “far ricorso al grafico, alla tabella, a tutti gli accorgimenti insomma che servono per la rilevazione sociologica. Ma lo fa sempre traducendo tutto in una lingua accessibile, parlata, addirittura contadina”.
Significativa è poi la chiusura dell’articolo, in cui Bianciardi, richiamando l’attenzione sull’invito rivolto da Don Milani ai religiosi, a non piegarsi a compromessi, afferma: “Queste conclusioni non possono non far paura, non soltanto alle gerarchie ecclesiastiche ed ai dirigenti del partito cattolico al potere, ma anche a molti «laici» nostrani, che cattolici son rimasti nel costume e nella mentalità. A tutti costoro fa paura il minimo allarme di un’insorgenza, in campo cattolico, di un nuovo, problematico, impegnato, pensoso, «eretico» in una parola.
Un moralismo che noi non accettiamo nei suoi fondamenti dottrinari, ma che tuttavia auspichiamo di vedere sorgere fra chi accetta la dottrina cristiana e con il quale siamo certi di poter discutere con reciproco frutto”.
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