Viaggio nel passato delle miniere sostenuto dalla Fondazione Bianciardi
Capelli al vento, Romina Zago cammina nelle campagne di Niccioleta, che in passato è stato uno dei principali centri di estrazione di pirite delle Colline Metallifere. Il paese si popolò quando si insediò l’azienda Montecatini. Romina lo sa bene, i suoi nonni hanno lavorato proprio in quella miniera, mentre il padre a Capanne e Boccheggiano.
È lei la narratrice del documentario “La Teleferica”, prodotto da Filmika di Torino con il sostegno dei Comuni di Massa Marittima, Montieri, Gavorrano, Roccastrada, Scarlino e Follonica e del Parco nazionale delle Colline Metallifere.
La Fondazione Luciano Bianciardi è capofila tra gli enti che supportano il progetto di Maurizio Orlandi e Romina Zago.
Proprio questa estate sono iniziate a Niccioletta le riprese – alcune immagini di backstage sono state catturate dal fotografo Michele Guerrini – che proseguiranno sino alla primavera del prossimo anno.
«La teleferica – ricorda Romina Zago – era la linea di conduzione dalle miniere al mare. Abbiamo recuperato questo termine per compiere il viaggio nelle miniere della Montecatini seguendo il libro I minatori della Maremma di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola. Ripercorriamo quei luoghi stabilendo un contatto tra passato e presente, illustrando la vita dei minatori nei villaggi minerari, attraverso la testimonianza diretta di chi ha vissuto questa parte di storia della Maremma. Particolare attenzione sarà riservata allo sguardo femminile».
Fu la Società Montecatini di Milano a ottenere il monopolio dello sfruttamento degli immensi giacimenti di pirite – materia necessaria per la produzione di acido solforico – della Maremma e a gettare le basi di quella che sarà l’industria chimica italiana. Proprio per l’importanza economica dei suoi giacimenti di pirite, questa zona venne investita da un rapido processo di industrializzazione, all’interno di un’area che andava dai paesi di Boccheggiano e Niccioleta a quelli di Gavorrano e Ribolla, da Scarlino fino al mar Tirreno e alla città di Follonica. Nacquero villaggi e borghi operai, teleferiche e pozzi di estrazione, e si formò una classe operaia. Sul finire del Novecento, però, si assistette al ridimensionamento dell’attività estrattiva e poi alla graduale e definitiva chiusura delle miniere. Un cambiamento che si abbatté drammaticamente sull’economia di questo territorio e, di conseguenza, sul suo tessuto sociale.
«Convinti che compito prioritario della cultura, nelle forme e linguaggi artistici più diversi, sia quello di far conoscere alle nuove generazioni la storia del territorio in cui vivono, in modo da consolidare una coscienza identitaria e un senso di appartenenza alla propria comunità – spiegano Romina Zago e Maurizio Orlandi – il progetto si prefigge di raccontare con un documentario la storia dei paesi minerari della Maremma, nell’area delle Colline Metallifere. Seguiamo il viaggio tracciato dal libro di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola scritto immediatamente dopo la tragedia di Ribolla, una delle miniere di carbone della Montecatini, in cui morirono 43 minatori. Narriamo la realtà sociale ed economica di quel territorio, l’importanza strategica che rivestiva per l’industria chimica nazionale, le condizioni di lavoro, la struttura sociale e le diseguaglianze di classe determinate dai rapporti di produzione, il potere che la Società Montecatini, per tutto il Novecento, aveva consolidato in Maremma».
Il documentario si prefigge di ripercorrere il filo tracciato dai due scrittori, ma attraverso una narrazione costruita con immagini e racconti di coloro che ancora vivono nei paesi e villaggi minerari (Gavorrano, Ribolla, Boccheggiano, Niccioleta, Scarlino).
All’interno della struttura narrativa che dà voce ai testimoni, una funzione centrale sarà rivestita dai “Raccordi”, costituiti da una voce off dei di brani tratti dal libro di Bianciardi e Cassola.