BIOGRAFIA DI LUCIANO BIANCIARDI
scrittore, traduttore, giornalista (Grosseto 1922 – Milano 1971)
Fin da piccolo si appassiona al Risorgimento, grazie alla lettura de I Mille di Giuseppe Bandi, garibaldino di Gavorrano.
Studia al Liceo-Ginnasio “Carducci-Ricasoli” di Grosseto poi si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa nel novembre 1940. Alla fine di gennaio del 1943 viene chiamato alle armi. e inviato a Foggia dove assiste al bombardamento alleato e, dopo l’armistizio, nel 1944 si aggrega a un reparto di soldati inglesi, in qualità d’interprete.
Nel novembre 1945 torna agli studi universitari, laureandosi nel febbraio 1948 in filosofia sotto la direzione di Guido Calogero con la tesi sul pedagogista americano John Dewey.
Tornato a Grosseto, si sposa con Adria Belardi, riceve dal Comune di Grosseto l’incarico di riordinare la biblioteca “Chelliana” ,attraversa il territorio con il bibliobus (un furgoncino che portava in lettura libri nelle frazioni e nei poderi sparsi), insegna lingua inglese nella scuola media e filosofia nel suo liceo, organizza il circolo del cinema, dà vita insieme a Carlo Cassola e Marcello Morante all’esperienza politica del movimento di Unità popolare, inizia le prime collaborazioni giornalistiche: alla vita grossetana dedicherà le pagine de Il lavoro culturale.
Alla fine di giugno del 1954, dopo la tragedia mineraria di Ribolla (su cui scriverà con l’amico Cassola il celebre reportage I minatori della Maremma), Bianciardi emigra a Milano per lavorare come redattore della nuova casa editrice Feltrinelli; licenziato, si specializza come traduttore (celebri le sue traduzioni de I Tropici di Henry Miller, in totale “ribalterà”, come diceva lui, in lingua italiana più di 100 libri), inizia a scrivere romanzi, continua la sua attività di giornalista.
Frequenta il mondo bohemien di Brera, intellettuali, fotografi, uomini e donne dello spettacolo.
Dopo il successo de La vita agra (1962), si trasferisce nel 1964 a Rapallo e si dedica alla sua grande passione, il Risorgimento (scrivendo La battaglia soda, Daghela avanti un passo, Aprire il fuoco), intensificando il lavoro giornalistico con articoli di costume, di sport (sul Guerin sportivo diretta da Gianni Brera) e soprattutto di critica televisiva (celebre la sua rubrica Telebianciardi) e cinematografica.
Subisce alcuni processi a causa del suo essere scrittore pungentemente satirico, che lo amareggiano molto.
Negli ultimi anni torna sempre più frequentemente a Grosseto dai figli Ettore e Luciana (a Milano conviveva con la scrittrice Maria Jatosti e il figlio Marcello).
Muore a Milano il 14 novembre 1971 e viene sepolto a Grosseto.
DUE BIOGRAFIE
1993 – P. Corrias,
Vita agra di un
anarchico:
Luciano Bianciardi a
Milano
“Siamo pieni di debiti, noi italiani, nei confronti di Bianciardi. Gli dobbiamo tutti i libri che abbiamo letto, da Bellow a Mailer, Faulkner, Henry Miller … gli dobbiamo una storia indimenticabile nella quale tradusse quello che aveva nel cuore … gli dobbiamo ancora il rifiuto del successo …” . Ristampato recentemente da Feltrinelli |
2007 – Alvaro Bertani,
Da Grosseto a Milano:
la vita breve di Luciano
Bianciardi
“Io non ho mai conosciuto personalmente Luciano Bianciardi, m ho conosciuto e conosco Milano come le mie tasche. Conosco e ho frequentato Brera e la sua fauna umana dalla fine degli anni ’60 a quella dei ’70, facendone parte lungo le dissennati notte di fumo e alcol …” Edizione ExCogita |